Scheda biografica di Libero Merlino

Nacque a Napoli nel 1882, figlio di Francesco Saverio Merlino e della tedesca Bertha Nemayer. Stabilitosi a Roma, nel 1901 aderì alla “Federazione Anarchica del Lazio”. Attivo propagandista, il 19 giugno 1902 subì una prima condanna per oltraggio, ma ciò non lo distolse dall’intraprendere negli anni seguenti un’apprezzata attività di oratore in comizi e conferenze, invitato in varie località da associazioni e gruppi anarchici. Laureatosi giovanissimo in giurisprudenza, intraprese la carriera di avvocato. Nel gennaio 1904 pubblicò a Terni il numero unico «L’Umbria Libertaria», subito sequestrato. Tra il 1905 e il 1906 alternò l’esercizio della professione (impegnandosi soprattutto nella difesa di compagni), al lavoro di propaganda e a quello di giornalista. Entrato nella redazione del «Movimento Sociale» (Roma, 1906), collaborò anche con la rivista «Il Pensiero», diretta da Luigi Fabbri e Pietro Gori. Nel 1907 fu, con Fabbri, tra i promotori del Congresso nazionale anarchico tenutosi a Roma, dove presentò una relazione sui rapporti tra socialismo e anarchismo. Incluso tra i sovversivi pericolosi, con la guerra libica accentuò i toni rivoluzionari attaccando anche i deputati socialisti. Trasferitosi a Milano, collaborò al giornale «Volontà», fondato ad Ancona da Errico Malatesta, polemizzando tra l’altro con Armando Borghi per le posizioni “sindacaliste” assunte in quel periodo da quest’ultimo. Nel giugno 1914, dopo alcune conferenze in Svizzera, pagò con una denunzia per istigazione a delinquere i discorsi tenuti all’Arena di Milano durante la “Settimana rossa”. Il 12 marzo 1915, dopo un’aspra polemica, affrontò l’interventista Mussolini in un duello dal quale entrambi i contendenti uscirono lievemente feriti. Chiamato alle armi, nel maggio del 1917 fu riformato e, poco dopo, segnalato tra i “capi” dell’USI che sobillavano “le classi operaie per motivi politici” e alimentavano le agitazioni nell’Italia Centrale. In contatto con Borghi, che lo volle consulente legale dell’USI, creò in Valdarno un’organizzazione che offriva tutela medico-legale agli operai colpiti da infortuni. Sempre in Valdarno fu uno dei difensori degli operai nel processo per i fatti di Castelnuovo dei Sabbioni. A partire dall’autunno del 1921, bastonato dai fascisti a Milano, si allontanò da qualsiasi impegno politico. Nel dicembre del 1926 su «Gerarchia» pubblicò una sua Abiura! dalle teorie “sovversive” precedentemente professate e si dichiarò fascista. Nel 1929 fu radiato dal Casellario politico centrale. Anni dopo anonimi delatori lo accusarono di comunismo, ma la polizia accertò che si era fatto dei nemici assistendo operai infortunati, e che frequentava un console della Milizia e non svolgeva attività “sovversive”. Nel 1938 partì per la Baviera e se ne persero le tracce fino all’immediato dopoguerra, quando ricomparve a Roma. Fu in contatto in questo periodo con Pier Carlo Masini e Aldo Venturini. Morì a Roma nel gennaio 1949.

Per approfondire:

-Giuseppe Aragno, Merlino Libero, in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, vol. 2 (Pisa, BFS, 2004)