Francesco Saverio Merlino

Francesco Saverio Merlino nacque a Napoli nel 1856. Il padre era magistrato, e uomini di legge saranno anche i due fratelli Giuseppe e Pasquale (il primo avvocato e l’altro giudice). Si laureò giovanissimo presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università partenopea. Ancora studente aderì al movimento anarchico, divenendone in breve tempo uno degli esponenti di maggior rilievo a livello italiano e poi internazionale. Per circa venti anni condusse una instancabile attività di militante e di organizzatore rivoluzionario, a cui affiancò lo studio e la elaborazione di opere che misero in luce la sua solida preparazione culturale e le non comuni qualità di teorico.

Dal 1884 visse in esilio in Inghilterra, con frequenti viaggi e periodi di permanenza in altri paesi europei e negli Stati Uniti. A questa fase della sua vita risalgono opere come Socialismo o Monopolismo? (1887), Manualetto di scienza economica ad uso degli operai (1888), L’Italie telle qu’elle est (1890), e gli opuscoli Necessità e basi di un accordo (1892) e L’individualismo nell’anarchismo (1893). Nel 1894 rientrò clandestinamente in Italia, ma venne arrestato e dovette trascorrere in carcere due anni per scontare una vecchia condanna.

Giunse a maturazione in questo periodo un processo di ripensamento e di revisione ideologica che lo portò nel 1897 a distaccarsi dal movimento anarchico, nel corso di una lunga e celebre polemica con Errico Malatesta. Stabilitosi definitivamente a Roma, sviluppò le sue nuove idee elaborando una concezione originale e organica del socialismo libertario. Risalgono a quegli anni le sue opere maggiori Pro e contro il socialismo (1897), L’utopia collettivista e la crisi del “socialismo scientifico” (1898), Formes et essence du socialisme (1898) e l’importante «Rivista Critica del Socialismo» che uscì per tutto il 1899 sotto la sua direzione. Nel 1900, dopo il regicidio di Monza, assunse coraggiosamente la difesa di Gaetano Bresci.

Precursore e protagonista di primo piano della crisi e revisione del marxismo di fine Ottocento, fu interlocutore apprezzato di personaggi come Bernstein in Germania e Sorel in Francia, ma si attirò pure gli attacchi spesso velenosi di interpreti ortodossi del marxismo come Antonio Labriola e Leonida Bissolati. Alla fine del 1899 si iscrisse al PSI, ma nel partito rimase sempre un isolato e dovette sostenere una dura polemica con Turati. Deluso, dopo il 1907 si ritirò a vita privata, dedicandosi alla sua professione di avvocato.

Tornò a occuparsi di politica nel primo dopoguerra, riavvicinandosi agli anarchici che ospitarono vari suoi scritti nei loro giornali («Umanità Nova», «Pagine Libertarie», «Pensiero e Volontà») senza peraltro mai nascondere alcune ragioni di dissenso. La comune opposizione al bolscevismo e al fascismo rendeva del resto secondarie molte distinzioni. Pubblicò, in quegli anni, Fascismo e democrazia (1924) e Politica e Magistratura dal 1860 ad oggi in Italia (1925). Difese inoltre, in numerosi processi, anarchici e lavoratori antifascisti colpiti dalla reazione statale.

Morì a Roma nel 1930, ospite nei suoi ultimi anni nella casa del figlio Libero (il quale, dopo essere stato un anarchico di un certo rilievo in gioventù, nel 1926 aveva aderito al fascismo). Solo nel 1948 apparve postuma, a cura di Aldo Venturini, l’opera Il problema economico e politico del socialismo.

Per approfondire:

-Giampietro Berti, Merlino Francesco Saverio, in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, vol. 2 (Pisa, BFS, 2004)

-Giampietro Berti, Merlino Francesco Saverio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 73 (Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2009)

-Gian Mario Bravo, Merlino Francesco Saverio, in Il Movimento Operaio Italiano. Dizionario Biografico 1853-1943, a cura di Franco Andreucci e Tommaso Detti, vol. 3 (Roma, Editori Riuniti, 1977)

-Emilio Gianni, Merlino Francesco Saverio, in Id., L’Internazionale italiana fra libertari ed evoluzionisti (Milano, Pantarei, 2008)
[ora nel sito www.archiviobiograficomovimentooperaio.org ]